Alice Tebaldi Designer

53° Biennale di Venezia

Il tema di quest’anno è: Fare Mondi ed è stato interessante vedere come ogni nazione ha risposto e lanciato il suo messaggio a riguardo.  Alcuni artisti hanno una visione molto pessimistica di un futuro prossimo, altri più costruttiva e quindi positiva. Lo scenario della bella Venezia è sempre una cornice grandiosa per qualsiasi evento artistico e, a dispetto della crisi mondiale, non c’erano padiglioni vuoti e nessuna defezione nazionale.

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Ecco qui sotto la top 5 degli artisti che più mi son piaciuti:

1: Pavel Pepperstein, Russo, ispirandosi ai progetti utopici dei suoi progenitori costruttivisti, quali Tatlin e Malevic crea una lunga saga intitolata  “Landscape of the future” , nella quale crea questi suoi enormi edifici simbolici, che verranno creati in un determinato e anche molto lontano anno nel futuro.

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2: Giacomo Costa, giorno e notte, vegetazione e rovine di città si confondono in atmosfere abitate da luci cupe, di un’umanità solo ricordata nella sua decadenza tecnlogica. La natura, in grado di rinascere e sovverchiare le cose, torna a essere la padrona legittima della terra.

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3: Spencer Finch, residente a New York, crea piccoli esperimenti sulle percezioni soggettive di colori e luci. In questa sua installazione “Big Bang“, con lampadine elettriche e impianti d’illuminazione ricrea il modello della formula molecolare della polvere lunare misurata dalla spedizione Apollo 17 nel 1972.

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4: Matteo Basilè nella sua “Caduta degli Dei” unisce a un’umanità ambigua e inquietante un senso di sacralità e di devozione mistica rinnovata: i volti di culture lontane dall’opressione dell’high tech si  dovranno riallineare con il dinamismo della modernità, altrimenti carnefice della loro estinzione.

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5: Tomas Saraceno esplora le possibilità di alloggi sospesi in aria per la crescita della popolazione e per il rapido cambiamento climatico; in questa installazione “Galaxies forming along Filaments, like Droplets along the Strands of a Spider’s Web” esplora il modo in cui i sottili filamenti della vedova nera siano in grado di tenere sospesi pesi molto elevati attraverso l’uso di una geometria complessa. Saraceno paragona questa ragnatela alla struttura preistorica del nostro universo.

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